Premetto che il contenuto di quanto sto per dire , lo descrivo al singolare,solo per comodità di espressione, sottolineando con forza che il contenuto è frutto di partecipata condivisione con la mia collega di studio nonché amatissima moglie Filomena Porcu,con la quale vivo tutte le più belle esperienze di questa meravigliosa professione.
Noi progettisti, professionisti dello spazio ripensato, siamo animatamente divisi in due ordini di pensiero , sinteticamente riassumibili con due brevi frasi: quella del “ si fa come per come io la penso ” e quella del “si fa per come il cliente necessita che sia ” .
Senza dilungarmi su cosa sia meglio ,mi basta dire che mi sento di appartenere al secondo ordine di pensiero, perché considero cosa buona e giusta ascoltare la fonte dell’oggettiva esigenza, con il piacere e l’onore di modellarla, piuttosto che ignorarla, per dare ascolto a spinte ,talvolta narcisistiche ,di puro autocompiacimento dettate da scopi estranei alla natura dell’incarico .
L’approccio intellettuale descritto, applicato al caso in descrizione, ha fatto si che avessi il dovere di indagare sulla storia del “bar” da riprogettare ,intendendo per questo termine non la sola fredda e distaccata analisi della attività in termini commerciali ,ma bensì la conoscenza della storia della famiglia che da generazioni ha dedicato e ancora dedica buona parte della propria vita quotidiana al piacere di riunire frammenti della comunità locale , in un breve spazio di relazione condiviso, per vivere in amicizia ,momenti di intenso piacere ,dando vita ad un vero e proprio nonché irrinunciabile piccolo centro di socializzazione.
Ed ecco emergere il nome del locale “Su Logudoro” assegnato dai nonni coniugi Arca ,famiglia da sempre proprietaria,attraverso il fiero racconto dei loro vissuti, a tratti circostanziato, da parte dei nipoti ,attuali gestori. Da qui la precisa volontà di quest’ultimi, di non voler rinunciare al nome del locale che in prima istanza mi è sembrato “stantio” e avulso dai tempi. Il senso di partecipato coinvolgimento al racconto ha però infuso in me l’idea di dover rispettare quell’attaccamento nostalgico al passato e quindi alla tradizione familiare ,il tutto potenziato da due meravigliose fotografie ritraenti i volti a mezzo busto dei due nonni peraltro volutamente inseriti nel nuovo arredamento e campeggianti a parete ,su tela con tonalità seppiata, all’interno di un quadrato afono di cornice . Queste due immagini sono capaci di evocare tutto un periodo storico appartenuto alla famiglia e rievocativo di tutta la tradizione sarda.
E’ da questa sentita rivitalizzazione durante il preliminare dialogo che improvvisamente è scaturita,da parte della proprietaria, la frase : “ mi piacerebbe
tanto un locale in stile sardo “. Presi la frase al balzo e la feci mia, aggiungendo: ” a patto ,però,che emergano chiari i segni grafici ,materici e coloristici della cultura artistica sarda,quelli che maggiormente identificano e rievocano con accattivante immediatezza la nostra Isola, a cui dovrà accompagnarsi anche una funzionalità d’insieme, attualizzata e di giovanile freschezza . Insomma,una nuova sfida, una sorta di operazione culturale in cui i citati segni fossero capaci di mostrare tutta la loro straordinaria versatilità , dialogando o accoppiandosi alle forme più diverse,pratiche ed eleganti della modernità, idea già iniziata dal sottoscritto negli anni ottanta per uno spazio espositivo di artigianato sardo, in un paese dell’Ogliastra.
L’assenso alla proposta progettuale è stata totale e condivisa. Ed ecco il progetto. L’organizzazione degli spazi ,articolata per soddisfare la funzionalità del servizio,propone in particolare due punti di attrazione ponendosi come spazi di relazione, pensati e caratterizzati da lunghe panche il cui sviluppo occupa l’intera parete che le contiene, con disegno che reinterpreta e fonde due dei componenti base dell’arredo delle case sarde: lo scanno e la cassapanca . Queste infatti si propongono all’uso con lo schienale che ricalca l’impronta formale del primo ,in forma enfatizzata, e il corpo di seduta, del secondo. La loro concezione innovativa non vuole essere la proposta di un nuovo modello di stile ,ma bensì un’occasione per tenere in costante evidenza ,alcuni tra i più noti elementi strutturali e decorativi connaturati nell’arredo delle case antiche sarde. Tra quelli scelti ritenuti più adatti al caso, sono stati : i terminali alti a goccia dei montanti dello schienale della sedia con le mosse traverse ,gli “specchi “delle cassapanche ovvero la parte centrale del fronte,riccamente intagliato insieme ai piedi, formati ad intaglio e riproducenti ,in genere,il corpo della civetta ,di alto valore scaramantico ; seguono i tappeti che colpiscono per l’elegante trama “ a pibionis” della lana nella quale si intrecciano gli eleganti disegni ,sottolineati dal sapiente e moderno accostamento di quei particolari colori (celeste e tortora, in particolare) che contribuiscono a definire l’identità della nostra cultura artigianale compenetrato nell’abitare la casa;infine no è stato trascurato l’uso del legno con la scelta della quercia tenuto al naturale . la riproduzione a parete di due piatti, finemente decorati,quale migliore espressiva citazione della nostra ceramica artistica . Questi sono,in sintesi , i pochi segni privilegiati nella scelta ,riassunti nei materiali,nei disegni e nel colore estrapolati dal vasto patrimonio disponibile, usati come stimolo nel tentativo culturale ed insieme economico di rivitalizzazione del nostro artigianato , facendo sì ,di unire alla sola contemplazione delle forme storiche iconizzate ,il ricercato affascinante scopo dell’utilizzo moderno in un processo di generazione di nuove atmosfere di vita ,attualizzata nel contesto quotidiano .
A sostegno di quanto appena detto cito ad esempio gli schienali delle sedute i quali presentano .per l’appoggio della schiena ,pannelli imbottiti e rivestiti in lana “ad arazzo “con disegni da me composti e tessuti a Mogoro, uno dei centri artigianali più noti nell’isola.
Le altre tipologie di decorazioni,colori e materiali trovano posto applicati qua e la tra i vari componenti del’intero arredamento del locale,dal banco mescita,alla vetrina della pasticceria, dai corpi in vetro delle lampade sul bancone ai tavolini in basalto con piano ad esagono, altro segno geometrico connaturato in particolare nei cotti a pavimento delle abitazioni e qui riproposto nell’intero interno.
Nel positivo risultato raggiunto non siamo soli con la mia collega e moglie .Il risultato arriva per la giusta interazione della committenza che ha capito e l’ha voluto e soprattutto alla collaborazione, competenza e precisione dell’azienda realizzatrice : La Tuttolegno s.r.l. di Mauro Angius.
Arch. Sergio Pileri & Arch. Filomena Porcu